Come influenzeranno i recenti sviluppi politici negli Stati Uniti e in Europa la transizione energetica?
La transizione energetica è ancora un tema di investimento rilevante?
Il 2024 si è concluso come un altro annus horribilis per l'azione climatica, con i risultati inutili della COP29, l’intensificazione delle tensioni geopolitiche e la rielezione di Donald Trump negli Stati Uniti hanno oscurato la crisi climatica. Rimangono solmente un paio d'anni prima di esaurire completamente il budget di carbonio per mantenere l’aumento delle temperature entro +1,5°C. Come incideranno i recenti cambiamenti politici e le tensioni geopolitiche globali sulla transizione?
La transizione energetica non è una questione di "se", ma di "quando" e "come". Il cambiamento climatico è una realtà fisica, come dimostrano le recenti e mortali inondazioni in Spagna. Adesso, non agire significa pagare un prezzo più alto in seguito e costringere i paesi a adattarsi con conseguenze socioeconomiche ben più gravi.
Anche se il calo dell'ambizione politica potrebbe rallentare la transizione, consideriamo la transizione come una tendenza inarrestabile che continuerà a traformare le nostre società. Le decisioni che guideranno questa transizione energetica saranno sempre più dettate dalla ricerca di una maggiore competitività economica e dalla necessità di garantire la massima indipendenza nelle catene di approvvigionamento energetico.
Una transizione posticipata è ora lo scenario più probabile
Le emissioni globali di gas serra sono arrivate a 57,1 Gt di CO2e nel 2023, con un aumento dell'1,3% rispetto all’anno precedente[1]. Purtroppo, il picco delle emissioni globali è ormai lontano all'orizzonte. Gli attuali impegni climatici ci stanno indirizzando verso uno scenario di riscaldamento globale ottimistico di +2,6°C, con gravi conseguenze ambientali, sociali ed economiche. La mancanza di ambizione dimostrata a Baku durante la COP29 e l'elezione di Donald Trump negli Stati Uniti non sono segnali di speranza, almeno nel medio termine.
Tuttavia, concretamente, molte tecnologie fondamentali per la transizione energetica stanno registrando uno sviluppo molto forte, prime tra tutte le energie rinnovabili. Si prevede che la capacità di energia rinnovabile a livello globale crescerà di 2,7 volte entro il 2030, superando le ambizioni dei paesi di quasi il 25%[2]. Ciò rappresenta un aumento di capacità pari a 5.500 GW, di cui circa il 60% in Cina. Sebbene ciò non sia sufficiente a raggiungere l'obiettivo pari a zero emissioni nette e di triplicare le capacità rinnovabili, sottolinea che lo sviluppo delle energie rinnovabili è ora meno guidato da normative e sussidi ambientali e quindi è meno soggetto alla volatilità politica.
La politica e la regolamentazione non sono più l’unica bussola di questa transizione
L'Inflation Reduction Act (IRA) negli Stati Uniti ha dimostrato come le regolamentazioni possano accelerare la transizione. Sebbene Trump abbia annunciato che avrebbe puntato all'abrogazione di questa legge, è improbabile che ciò avvenga completamente, dati i benefici economici che ne deriverebbero in molti Stati a guida repubblicana. È probabile che la posizione anti-ambientale di Trump si concentri su decisioni simboliche che non dovrebbero mettere a repentaglio la crescita economica, come la riduzione del potere delle agenzie federali o l’allentamento dei controlli sulle emissioni e sull’inquinamento.
Sebbene le normative possano accelerare la transizione, la rapida diffusione delle energie rinnovabili a livello globale è oggi determinata principalmente da fattori economici. in molte regioni, grazie a un continuo miglioramento del costo medio ponderato dell'energia globale (LCOE), che si prevede verrà ulteriormente ridotto dai progressi tecnologici. Nel frattempo, la produzione di energia termica è messa alla prova dall'aumento dei costi del carbonio e dalla volatilità dei mercati delle materie prime.
Nel mezzo delle tensioni commerciali globali, la filiera delle tecnologie pulite sta diventando un campo di battaglia geopolitico cruciale
È in atto una guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina e marginalmente anche in Europa, volta a proteggere le industrie di tecnologie pulite locali. Come si è visto a maggio, il settore delle tecnologie pulite è diventato un bersaglio primario del protezionismo, con gli aumenti tariffari sui prodotti cinesi quali veicoli elettrici (EV), celle solari, batterie per veicoli elettrici e batterie agli ioni di litio non elettriche, o con l'Intergovernmental Critical Mineral Task Force Act promulgato a settembre 2024, che mira a ridurre la dipendenza degli Stati Uniti dalla Cina per i minerali essenziali utilizzati nelle tecnologie pulite.
Ciò significa che la creazione di una filiera regionale di tecnologie pulite e la sono ora viste come una questione di competitività e sovranità, uno dei pochi argomenti che gode di un sostegno bipartisan negli Stati Uniti. Ciò dovrebbe fungere da filo conduttore nelle decisioni prese al di là delle divisioni politiche.
La situazione è simile in Europa. Nonostante la posizione più morbida sulle questioni ambientali del nuovo Parlamento e della Commissione, è improbabile che l’UE smantelli una regolamentazione di punta come il Net Zero Industry Act, che mira innanzitutto a garantire la competitività e l’indipendenza dell’Europa nel lungo periodo.
In definitiva, mentre la regionalizzazione delle filiere di fornitura delle tecnologie pulite probabilmente aumenterà il costo complessivo della transizione, richiederà ancora più investimenti nelle tecnologie pulite e nelle relative filiere di fornitura, creando maggiori opportunità di investimento.
Come cogliere le opportunità di investimento in questo nuovo contesto?
Gli investimenti della transizione sono sulla buona strada per raggiungere i 2 trilioni di dollari nel 2024, con un aumento del 60% rispetto al 2015[3]. Secondo lo scenario centrale “Announced Pledges” dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE), questo numero raddoppierà nelle economie avanzate e in Cina, e quadruplicherà nelle economie in via di sviluppo, raggiungendo quasi 3,7 trilioni di dollari. Nello scenario che mira a zero emissioni nette, si prevede che gli investimenti aumenteranno fino a 4,8 trilioni di dollari. Entrambi gli scenari creano un'ampia gamma di opportunità per gli investitori in una moltitudine di tecnologie.
L’elettrificazione è fondamentale: è previsto un aumento significativo della domanda di energia
L'elettrificazione è fondamentale per decarbonizzare l'economia globale. Si prevede che la domanda globale di elettricità aumenterà più rapidamente nei prossimi due anni (+3,4% annuo fino al 2026[4]) guidata dalla demografia, da nuovi utilizzi come l'intelligenza artificiale (si prevede che i data center consumeranno 1.000 TWh entro il 2026[5]) e dall'elettrificazione del fabbisogno energetico negli edifici, nell'industria e nei trasporti. Nello scenario base “STEPS”[6], l’IEA prevede una crescita della domanda di elettricità di 1000 TWh all’anno per tutto il 2035 (di cui il 45% proveniente dalla Cina), il che equivale ad aggiungere un altro Giappone al consumo globale di elettricità ogni anno.
L’impiego delle energie rinnovabili è guidato dalla crescente domanda di energia e da condizioni economiche favorevoli
Il costo totale di esercizio medio ponderato globale, per i progetti fotovoltaici su scala industriale, è ora pari a 0,049 $/kWh[7], il 29% in meno rispetto all'opzione più economica alimentata a combustibili fossili[8]. I vantaggi economici della tecnologia solare ed eolica sono convincenti, anche senza sussidi. L'Inflation Reduction Act e la Bipartisan Infrastructure Law hanno gettato le basi per il progresso dell'energia pulita e si prevede che i leader locali, statali e del settore privato porteranno avanti questo slancio. L'aumento della domanda di energia e gli ulteriori miglioramenti del LCOE sono i principali motori dell'aumento pari a 2,7 volte della capacità entro il 2030, previsto dall'IEA nel suo scenario base.
Sono necessari massicci investimenti nella rete per sbloccare il potenziale verde
L'ammodernamento e l'ampliamento delle infrastrutture di trasmissione sono essenziali per decarbonizzare i sistemi energetici. Negli Stati Uniti, oltre il 70% delle linee di trasmissione e dei trasformatori della rete elettrica sono vecchi e vulnerabili alle interruzioni di corrente, agli attacchi informatici e possono causare incendi boschivi. Secondo l'IEA, per raggiungere gli obiettivi climatici, gli investimenti nelle reti devono raddoppiare, arrivando a superare i 900 miliardi di dollari all'anno. Per ogni dollaro investito nelle energie rinnovabili, un altro dollaro deve essere investito nelle reti. Nel 2023, circa 1.500 GW di progetti eolici e solari avanzati, erano in attesa di connessione elettrica globale a causa della mancanza di disponibilità della rete. I governi hanno un ruolo cruciale nello sbloccare gli investimenti in reti più grandi, più resilienti e più digitalizzate.
Il tassello (tutt’ora) mancante per il raggiungimento dei sistemi energetici a zero emissioni nette: accumulo di energia
La domanda di soluzioni per l’accantonamento di energia è in rapida crescita. Si prevede che la capacità di accumulo delle batterie aumenterà dell'82% nel 2024[9], con miglioramenti tecnologici che consentiranno di ridurre i costi e migliorare l'efficienza fino al 2030. In particolare, si prevede che le tecnologie delle batterie agli ioni di sodio e, a più lungo termine, delle batterie allo stato solido, contribuiranno a risolvere il dilemma tecnologico dell'accumulo stazionario.Fino ad adesso, tale aspetto ha impedito lo svolgimento del ruolo dei sistemi di accumulo energetico nella decarbonizzazione delle reti elettriche. Ci aspettiamo che la svolta tecnologica in questo ambito avvenga prima del 2030.
Conclusione
Gli sviluppi politici del 2024 hanno messo a dura prova la transizione verso dell'obiettivo zero emissioni nette. Tuttavia, la realtà fisica del cambiamento climatico resta la immutata, se non peggiorata. A Baku, un importante consigliere degli Stati Uniti ha dichiarato: "Questa non è la fine della nostra lotta per un pianeta più pulito e più sicuro. I fatti restano fatti. La scienza è sempre scienza. La lotta va oltre una singola elezione o un ciclo politico in un solo Paese”.
Lo slancio verso la transizione è ora sostenuto dalla ricerca di una maggiore competitività economica e dalla necessità di garantire la massima indipendenza della filiera energetica. Questo dovrebbe attenuare l’impatto dei cambiamenti politici a breve termine. In definitiva, nel contesto della deglobalizzazione, è probabile che gli investimenti necessari per la transizione siano più elevati del previsto, creando un'ampia gamma di opportunità di investimento.
[1] Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente, rapporto sul divario delle emissioni 2024
[2] Agenzia Internazionale per l'Energia (AIE), rapporto "Rinnovabili 2024"
[3] Agenzia Internazionale per l'Energia (AIE), rapporto "World Energy Investment 2024"
[4] Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE), rapporto “Elettricità 2024”
[5] Agenzia Internazionale per l'Energia (AIE), rapporto "World Energy Outlook 2024"
[6] Lo scenario delle politiche dichiarate (STEPS) è stato concepito per fornire un'idea della direzione prevalente dell'evoluzione del sistema energetico, sulla base di un'analisi dettagliata dell'attuale panorama politico. Fornisce una valutazione granulare, settore per settore, delle politiche messe in atto per raggiungere gli obiettivi dichiarati, tenendo conto non solo delle politiche e delle misure esistenti, ma anche di quelle in fase di sviluppo (IEA).
[7] Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili (IRENA), rapporto "Costi della Generazione di Energia Rinnovabile nel 2022"
[8] Per la produzione di energia, le principali opzioni basate sui combustibili fossili sono il carbone, il gas naturale convenzionale e il ciclo combinato a gas naturale, che è il più economico
[9] Visual Capitalist, “Prospettive di elettricità pulita negli Stati Uniti per il 2024”